PERSONAGGI

Giuseppe Balsamo, l’imperscrutabile Conte di Cagliostro

Cagliostro - WikipediaLa vicenda di Giuseppe Balsamo, noto anche come Conte di Cagliostro, si può sintetizzare in alcuni passaggi “storici” che tuttavia non ne danno la visione dell’impatto generale che la sua figura rappresentò per il suo tempo. Nacque a Palermo nel 1743. Visse di espedienti durante la gioventù, divenendo un personaggio di spicco anche negli ambienti massonici dell’epoca e tra i Cavalieri di Malta. La sua fama di alchimista e guaritore raggiunse le corti più importanti d’Europa, da Londra a San Pietroburgo, dove gli fu possibile stringere amicizie con personalità di spicco come Schiller e Goethe. Alla corte di Versailles conobbe il potentissimo Cardinale di Rohan che lo coinvolse nel misterioso affaire du collier, un complotto che diffamò la regina Maria Antonietta e aprì la strada alla rivoluzione francese. Fondò a Londra una loggia di Rito egiziano assumendo il titolo di “Gran Cofto”. Il 27 dicembre 1789 fu tratto in arresto e rinchiuso nelle carceri di Castel Sant’Angelo. Il processo si concluse il 7 aprile 1790 con l’emissione di una condanna a morte per eresia. In seguito alla pubblica rinuncia ai principi della dottrina professata, Cagliostro fu graziato da Papa Pio VI: la condanna a morte venne commutata nel carcere a vita, da scontare nelle prigioni dell’inaccessibile Fortezza di San Leo. Morì nella notte del 26 Agosto 1795.

 

Pur non concordando con gli apologeti del Cagliostro, è tuttavia probabile che egli avesse nozioni di arte medica e farmaceutica. È inoltre probabile che la sua forza di suggestione fosse rafforzata dalla conoscenza di alcuni elementi del magnetismo animale (di cui proprio in quegli anni Mesmer faceva i primi esperimenti fra l’enorme meraviglia e costernazione del pubblico) e forse da doti innate di ipnotizzatore. Basti ricordare la descrizione della sua persona fisica lasciataci dal letterato roveretano Clementino Vannetti, che narrò la vicenda del Cagliostro nella cittadina natale con spirito critico, non privo di un delicato umorismo: “Aveva una fisionomia assai piacevole; di statura mezzana, aveva la testa grossa, molta pinguedine. Ad onta della sua grassezza, camminava, volteggiava con agilità. Aveva un bel colorito, i capelli neri, gli occhi profondi e splendenti. Quando parlava con la sua voce simpatica, levando gli occhi al cielo e gestendo con vivacità, era simile a chi è invaso dal divino afflato”. E la baronessa d’Oberkirch nei suoi Mémoires: “Non era assolutamente bello, ma giammai s’era offerta alla mia osservazione una fisionomia più notevole: egli aveva soprattutto uno sguardo d’una profondità quasi soprannaturale. Non saprei rendere l’espressione dei suoi occhi; era nello stesso tempo del fuoco e del gelo; attirava e respingeva; faceva paura e ispirava una curiosità invincibile”.

Qualunque fosse l’entità delle sue nozioni scientifiche, quando nel gennaio del 1781 giunse a Strasburgo, egli operò alcune guarigioni autentiche, curando gratuitamente i numerosi ammalati che affollavano la sua anticamera. In tal modo si accaparrò non soltanto la stima e l’amicizia del già ricordato Lavater o quella del banchiere svizzero Sarrasin, ma godette dell’incondizionata ammirazione e devozione del cardinale e principe di Rohan, grande elemosiniere del re di Francia.

 

La vicenda di Balsamo non può essere distinta da quella della moglie Lorenza Feliciani, donna bellissima, che nella seconda parte della vita dei due coniugi assunse il nome celestiale di Serafina. La prima parte del loro rapporto fu piuttosto articolata, densa di successi e profondi fallimenti, anche col carcere (per lei), e ne abbiamo ampia nota nel Compendio della vita e delle gesta di 

G. B., redatto nel 1791 da monsignor Giuseppe Barberi. Tuttavia il Compendio fa parte dell’atto di accusa al processo con cui Cagliostro fu poi imprigionato prima a Castel Sant’Angelo e in seguito a San Leo, per cui per quanto i fatti siano fondati, ovviamente ne viene data una lettura dispregiativa della figura dell’imputato, in particolar modo della prima parte della vita dove Cagliostro viene dipinto come un puro truffatore e Lorenza una prostituta.

 

Ciò che maggiormente contraddistinse l’azione di Balsamo come iniziato Massonico fu la fondazione di un Rito al quale egli si mise a capo, ossia il “Rito Egizio”, che ebbe grandissimo rilievo nel mondo della Massoneria Europea (al tempo la Massoneria aveva grandissima rilevanza tra i potenti di tutta Europa e oltre; la divisione in diversi “riti” la portava ad essere un vero e proprio spaccato dei pensieri dominanti del tempo, e il Rito Egizio di Cagliostro fu per un periodo estremamente influente).

Proprio grazie alla sua influenza e conoscenze dei potenti si trovò a contatto col magmatico mondo Europeo di fine settecento, in particolare in Francia a Lione dove i coniugi Balsamo vissero per molto tempo poco prima della Rivoluzione Francese.

 

Il conte Cagliostro e il forte di San LeoMa proprio mentre, al colmo della gloria, il Cagliostro si dedicava con successo all’attività medica ed esoterica, fu, a sua insaputa, coinvolto nel più celebre processo dell’epoca, nell’“affaire du collier de la reine”, entrando così di colpo in una delle maggiori vicende scandalistiche del tempo.

La storia è nota. Il cardinale di Rohan, famoso per vita galante e prodigalità, fu raggirato da un’avventuriera, la signora de La Motte, allora in rapporto di amicizia con la regina Maria Antonietta. Essa fece credere al cardinale, innamorato non corrisposto dalla regina, che questa avrebbe gradito le sue attenzioni, se egli avesse garantito presso i gioiellieri della corte il pagamento di una magnifica collana di diamanti, che la regina avrebbe successivamente pagato a scadenze fisse. Il cardinale ritirò la collana e la consegnò alla de La Motte, che naturalmente la rivendette ad altri. L’inganno fu scoperto quando i gioiellieri non videro giungere le rate del pagamento e il cardinale non si vide ammesso ai favori della regina. La de La Motte, arrestata assieme al cardinale, riversò la colpa di tutta la faccenda sull’innocente Cagliostro, cui in tutta la storia si poteva solo imputare d’aver dato al cardinale l’unico consiglio sensato, allorché si scoprì l’imbroglio: confessare tutto al sovrano ed evitare in tal modo lo scandalo pubblico.

Quando il Cagliostro e sua moglie furono rinchiusi nella Bastiglia, l’ingiustizia palese indignò l’opinione pubblica e lo scandalo assunse una caratterizzazione politica: esso servì agli avversari del potere assoluto per screditare la monarchia e rivelò sin da allora l’antipatia dei Francesi per la regina austriaca.

Nel solenne processo che si tenne davanti al Parlamento di Parigi, durante il quale il Cagliostro ebbe modo di pronunciare la sua difesa, coronata da un entusiastico applauso dei presenti, si poté constatare l’innocenza sua e la buona fede del cardinale. Entrambi furono assolti (Serafina era già stata liberata in precedenza). Una folla imponente accompagnò allora il Cagliostro dalla Bastiglia fino a casa. La sua fama e la sua popolarità non avevano mai raggiunto punte così clamorose.

Se tuttavia il Parlamento proclamò l’innocenza del Cagliostro, il potere esecutivo nella persona del de Breteuil, ministro della real casa, decretò l’esilio al “Gran Cofto”, che riparò in Inghilterra.

Queste asserzioni contribuirono a schierare il Cagliostro nel campo della politica militante; nel maggio del 1789, mentre in Francia stava per scoppiare la grande rivoluzione e tutta l’Europa avvertiva il vacillare delle vecchie strutture statali, il Cagliostro giunse a Roma, scaduto alquanto nella sua fama di taumaturgo, e guardato con sospetto dalle autorità di polizia, che vedevano in lui un attivo esponente della massoneria e un pericoloso agitatore politico.

 

Cagliostro provò a diffondere il suo Rito Egizio presso i potenti dell’ambiente Romano, ma questa operazione si rivelò di scarso successo, solo un paio di personaggi aderirono al rito, tra questi il padre Francesco Giuseppe da San Maurizio, al secolo Giacinto Antonio Roulier, che in un secondo tempo, divenuto l’amante della moglie Lorenza che spinta dalla famiglia di origine si era allontanata da Cagliostro, fu fondamentale per il processo che fu Istituito dal Santo Uffizio che da tempo osservava Cagliostro come agitatore politico.

Il Sant’Uffizio redasse un particolareggiato rapporto sulla sua attività a Pio VI, che, udito il parere di alcuni cardinali inquisitori generali, ordinò il 27 dicembre 1789 l’arresto del Cagliostro e della moglie Lorenza.

Il 7 aprile 1791 fu pronunziata la sentenza, con la quale si affermava il B. “detto conte di Cagliostro essere caduto in tutte le pene (morte esemplare) minacciate dai Sacri Canoni e dalle leggi, tanto civili che municipali, contro eretici formali, contro maghi e contro Liberi Muratori”. La pena gli fu commutata dal papa in carcere perpetuo, senza speranza di grazia.

 

Cagliostro a San Leo » Val MarecchiaRinchiuso il 21 aprile 1791 nel forte di San Leo, in un locale senz’aria e senza luce, dove le più semplici norme igieniche erano volutamente ignorate, sotto una sorveglianza continua e ossessionante, egli cominciò lentamente a dare segni di follia. Il 26 agosto 1795, pochi mesi prima che arrivassero a San Leo le truppe liberatrici francesi, egli morì – pare – in seguito a un colpo apoplettico. Fu quindi sepolto in terra sconsacrata e il suo corpo non fu più ritrovato.

Questo mito – che affascinò gli scrittori del secolo scorso, e basti per tutti citare Volfango Goethe e Alessandro Dumas – in realtà era già nato mentre egli era ancora in vita. Tanto che appena si sparse la notizia della sua morte si diffuse la leggenda che fosse evaso dal carcere e che continuasse ad aggirarsi per il mondo in una ennesima incarnazione. La scomparsa del suo cadavere avvalorò probabilmente tale favola.

 

Tratto e rielaborato da Treccani.it

 

Fonti e Bibl.:

Le fonti documentarie più importanti sono quelle raccolte in occasione del processo romano (1790-91). Dato che tali documenti non sono accessibili, la fonte archivistica più importante rimane per ora la Raccolta di scritture legali riguardanti il processo di G. B. detto Alessandro conte di Cagliostro e di P. Francesco Giuseppe da S. Maurizio Cappuccino, innanzi al Tribunale del S. Uffizio di Roma, nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, fondo Vittorio Emanuele,ms. 245, I-XXXV. Circa il processo per l’affaire du collier e il soggiorno nella prigione della Bastiglia (1785-86), i documenti si trovano a Parigi (Archives Nationales, X B 1417, F 4445B-4450B, Y 11514; Archives du Ministère des Affaires Etrangères, France 1786. Mémoires et Documents, I, 400; Biblìothèque Nazionale, mss., Nouvelles acquisitions francaises 22899; Bibliothèque de l’Arsenal, Papìers de la Bastille, 12457, 12517). Altri documenti manoscritti, riguardanti l’itinerario del B., si possono consultare a Genova (Biblioteca civica Berio) e a Trento (Biblioteca comunale). Per la detenzione del B. nella fortezza di San Leo e intorno alla sua morte si hanno docc. a Pesaro (Biblioteca Oliveriana, Carteggio sulla persona di G. B. denominato il conte di Cagliostro, relegato nella fortezza di S. Leo per ordine della Santità di Nostro Signore Pio VI, 2 voll., nn. 8718-8719; Carteggio sulla persona di G. B. denominato il conte Cagliostro, relegato nella fortezza di S. Leo ed ivi morto in agosto 1795, n. 8721). Vastissima è la bibliografia sul B., dato che libri e articoli nei quali si parlava di lui cominciarono a uscire mentre egli era ancora vivo. Rimandiamo per una più ampia informazione ai repertori bibliografici di alcune opere essenziali. Per gli opuscoli del sec. XVIII, per gli articoli e i libri apparsi in epoca successiva in lingua straniera, cfr. M. Haven, Le maître ínconnu, Paris 1912. Per i rapporti tra il B. e la massoneria, cfr. P. Maruzzi, Ilvangelo di C. il Gran Cofto, traduzione letterale del testo latino preceduto da uno studio storico-critico e da una bibliografla, Todi 1914. Per una bibliografia complessiva, esauriente soprattutto per le opere italiane, cfr. E. Petraccone, Cagliostro nella storia e nella leggenda, nuova ediz., a cura di B. Brunelli, Milano 1936. Oltre alle tre opere suddette, hanno un’importanza fondamentale negli studi cagliostreschi: Compendio della vita e delle gesta di G. B. denominato il Conte Cagliostro che si è estratto dal processo di lui formato in Roma l’anno 1790, ecc., Roma 1791 (opera di mons. G. Barberi, segretario della Congregazione giudicante nel processo romano); H. d’Alméras, Les romans de l’histoire: Cagliostro, la Franc-Maçonnerie et l’occultisme au XVIII siècle, Paris 1904; W. R. H. Trowbridge, Cagliostro, the splendour and misery of a master of magie, London 1912; B. Cassinelli, Cagliostro dinnanzi al Sant’Uffizio (1789-91), Roma 1930; C. Photiadès Les vies du Comte de Cagliostro,Paris 1935, (l’opera più completa sull’avventuriero siciliano); B. Pincherle, Specifici e ricette del conte di Cagliostro, in La medicina internazionale, dicembre 1933 e gennaio 1934; Cagliostro, in Il giardino d’Esculapio, luglio 1943; N. Matteini, Il conte di Cagliostro: prigionia e morte nella fortezza di San Leo, Bologna 1960.

Giuseppe Balsamo, l’imperscrutabile Conte di Cagliostro